ChatGPT: una riflessione sulla nuova Intelligenza Artificiale di OpenAI

Si parla molto in questo periodo sulla stampa di settore e anche non di settore di ChatGPT. Per chi non lo conoscesse è il nuovo motore di AI messo a disposizione per libero utilizzo da OpenAI, azienda che si occupa da anni ormai dello sviluppo di Inteligenze Artificiali per diversi usi.
L’innovativa caratteristica di questo software è quella di riuscire a creare contenuti e correlare informazioni provenienti dalla sconfinata libreria di testi messi a disposizione per il suo addestramento dagli sviluppatori dell’azienda produttrice.
Testi sulla base dei quali il motore è stato “addestrato”, si dice in gergo, in modo da renderlo in grado di creare risposte del tutto indistinguibili da quelle che potrebbe costruire un essere umano.
Visto cosi sembrerebbe la nuova frontiera dei motori di ricerca. Dove un motore come Google si limita a fornirvi i risultati che ritiene tra i più pertinenti in merito alla vostra domanda solo cercando su Internet, ChatGPT è in grado di darvi una risposta completa e puntuale completa e argomentata.
Scrive per voi testi, analisi, riassunti…. mette in correlazione filosofi, risolve problemi matematici, scrive script e programmi per poi modificarli in base ad ogni vostro desiderio.

Non sto a decantare oltre questa tecnologia che è già stata esaltata da molti esperti e sminuita da altri. Per chi la volesse provare, se già non lo aveste, vi lascio qui il link per raggiungerla (https://chat.openai.com/chat) in modo che possiate farvi una vostra opinione.
Quello su cui mi soffermo è l’enorme incomprensione che secondo me in questi giorni circonda questa tecnologia. Leggo articoli anche su eminenti quotidiani relativi al fatto che la nuova AI non sa la matematica o fornisce risposte palesemente sbagliate a certe domande su un argomento o l’altro.
Premesso che i creatori del motore hanno ben spiegato che gli errori sono possibili…. mi chiedo perché’ nessuno si fermi a fare un attimo di riflessione sul perché’ tali errori siano possibili.

Pare infatti che l’aspettativa comune sia quella di dover confrontare questo motore con una sorta di ideale perfetto Oracolo, in grado di dare risposte sempre corrette senza mai sbagliare una sola previsione. Forse convinti che, come qualsiasi software, anche questo dovrebbe essere rilasciato solo e solamente quando non ha piu nessun difetto.

Eppure non ci si rende conto che sta in queste risposte erronee, secondo me, il suo avvicinamento ad avere un’intelligenza. ChatGPT crea risposte in base a quello che ha appreso e a quello che ha interpretato, esattamente come faremmo noi. In base a come gli facciamo domande fornisce risposte differenti perché’ la domanda stessa lo porta a recuperare informazioni da testi differenti. Esattamente come faremmo noi in base ai nostri ricordi.
Vuol dire che e’ perfetto? Assolutamente no. Vuol dire solo che si avvicina all’Intelligenza definita come capacità di apprendere, ricordare, correlare e utilizzare informazioni.

Il problema è che questo non e’ abbastanza.
Quello che vorremmo da questa tecnologia, ovviamente, sono delle risposte sempre affidabili e corrette. Ma per ottenere queste, come chiederemmo a qualsiasi essere umano scrupoloso nel preparare una ricerca, quello che vorremmo è l’applicazione di un pensiero critico. La capacità cioè di verificare un risultato in base ad altre fonti ritenute affidabili in modo da produrre un risultato finale che si possa ritenere comprovato e argomentato. Solo cosi otterremmo qualcosa di realmente soddisfacente.
Questo ancora manca… ed è per questo che altre aziende come Google che hanno già creato AI simili (si veda il progetto LaMDA) sono ancora lontane dal mettere sul mercato i loro prodotti. Non si possono permettere di fornire strumenti che darebbe risultati a volte palesemente sbagliati ai loro clienti che invece si aspettano di avere un loro personale piccolo e infallibile Oracolo di Delphi a disposizione, pronto per ogni loro richiesta.

Ma in questo vedo una doppia contraddizione.

Da una parte ci siamo noi consumatori che, me ne rendo conto parlando con le persone di questa tecnologia, abbiamo di fatto delle aspettative sbagliate. Un’AI può sbagliare esattamente come sbaglierebbe qualsiasi intelligenza evoluta. Semplicemente perché’ fa la relazione sbagliata oppure perché’ ha dato per attendibili delle informazioni che in realtà andrebbero verificate. E’ grave? No. Basta che si capisca il suo errore e gli si insegni esattamente come faremmo con un nostro collega, in modo che non ripeta più lo stesso errore.

Dall’altra mi sembra che queste aziende siano ancora restie a commercializzare l’uso di questi strumenti palesemente fallibili che invece hanno già oggi un’utilità incredibile. E’ sufficiente che chi li usa abbia ben chiaro che, almeno finche’ non miglioreranno ulteriormente, andranno utilizzati per quello che sono: degli strumenti che riducono enormemente il lavoro al prezzo di qualche verifica da parte del loro utilizzatore.

Ho provato ad usare ChatGPT nell’ultimo mese per fare ricerche e analisi di diverso tipo. Mi sono accorto che da risposte diverse in base a come gli vengono poste le domande ma non solo. In base al nostro riscontro si corregge e modifica le proprie risposte. La fallibilità o l’imprecisione quindi fanno parte della sua natura… ed è proprio questo il bello. A patto che possiamo migliorarlo e che i risultati di quel miglioramento ci vengano riconosciuti.

Come utente a me va benissimo partecipare al miglioramento di uno strumento per me enormemente utile…. tuttavia questo tipo di miglioramento non può essere gratuito. Deve esserci una qualche forma di compensazione altrimenti di fatto l’azienda produttrice delega a noi il lavoro di migliorare il suo prodotto, senza darci nessun genere di riscontro. Anche questo è un punto su cui chi produce questo tipi di prodotto dovrebbe riflettere. Esattamente come fa qualsiasi fornitore di consulenza. Se ti metto a disposizione una figura Junior che deve imparare magari sbagliando, al posto di una Senior, come minimo devi farmela pagare di meno…. no? O quantomeno mi devi riconoscere il fatto che sto collaborando alla sua formazione facendomi gli adeguati sconti su base periodica, in base a quanto del mio tempo ho dedicato per farla apprendere.

Fatta queste premesse, nella speranza che vengano fatte anche le adeguate riflessioni da chi produce queste AI, lo strumento rimane comunque fantastico. Ho provato a fargli scrivere script di diverso genere per le mie necessità, chiedendo correzioni ed integrazioni, sempre in linguaggio naturale,  e ottenendo alla fine sempre un buon risultato. Perfetto? No. Da controllare.
Delle buone bozze da cui partire che però mi hanno fatto risparmiare un bel po’ di tempo.

Come per qualsiasi strumento che usiamo, la prima cosa da avere sempre ben chiara, secondo me, è dove sono e quali sono i suoi limiti. Chiariti questi lo si può utilizzare in modo ragionato e responsabile ottenendone solo vantaggi.

Come raffreddare a liquido la GPU: la mia prova col Kraken X63

Oggi l’elemento principale, oltre che il piu costoso, di qualsiasi PC da Gaming e’ sicuramente la GPU… ed e’ purtroppo anche il piu rumoroso durante i carichi di lavoro elevati.

Nel mio caso, avendo il PC in salotto, questa dava non poco fastidio a chi mi stava intorno quando lo usavo a lungo, pertanto ho deciso di procedere ad un intervento drastico per abbassarne la rumorosita’.

Come tutti sappiamo le schede grafiche, almeno nella loro versione stock, dispongono in genere di dissipatore ad aria corredato da ottime ventole di raffreddamento. Queste ultime sono progettate per raffreddare il dissipatore, e quindi la scheda, mantenendola costantemente entro il giusto range termico operativo…. tuttavia lo fanno spesso generando non poco rumore.

Tale rumore e’ dovuto alla rotazione delle ventole che, per raggiungere lo scopo, devono raggiungere una velocita’ sufficente a muovere l’aria necessaria a raffreddare la scheda. Nel mio caso la mia Gigabyte RTX 2080 OC ne aveva ben 3, grazie al dissapatore WindForce…. ben fatto ed efficace, certo…. ma secondo me rumoroso sui carichi elevati.

Come risolvere quindi il problema?

La soluzione che ho scelto e’ stata quella di sostitiuire il dissipatore della scheda con un dissipatore a liquido di tipo all-in-one, l’NZXT Kraken X63 corredato dall’adattatore NZXT Kraken G12, necessario per il montaggio sulla scheda.
In ultimo, per l’applicazione del dissipatore, ho scelto la pasta termica Artic MX-5

Questo approfittando del fatto che la scheda stava andando fuori garanzia pertanto potevo arrischiarmi a smontarla sapendo che, in ogni caso, il supporto in caso di guasto futuro al prodotto era comunque gia scaduto.

E’ importante infatti tenere presente questo punto proseguendo nell’articolo… Tutti i danni dovuti ad operazioni di smontaggio della scheda NON rientrano tra quelli coperti dalla garanzia del prodotto…. pertanto e’ bene ricordare che tutti i passaggi descritti di seguito, se vorrete anche voi applicare una soluzione simile, sono da farsi a vostro rischio e pericolo.
Alcuni produttori sono piu tolleranti di altri in quanto vanno a constatare il tipo di danno prima di rifiutare un eventuale rimborso in garanza per malfunzionamento…. ma e’ bene chiarirsi le idee prima di applicare questo tipo di soluzione. Anzi…. scriviamolto anche in un bel disclaimer molto chiaro, giusto per chiarirci bene l’idea….

ATTENZIONE: Lo smontaggio di una scheda video implica la caduta di tutti i diritti di garanzia e supporto.

Chiarito questo punto, come dicevo, passare ad un dissipatore a liquido e’ stata la mia scelta per ridurre la rumorosita’. Perche’?
Un dissipatore a liquido e’ costituito da un blocco da montarsi in prossimita del processore da raffreddare con pompa integrata (nel caso dei modelli all-in-one come questo). Questo blocco fa scorrere liquido di raffreddamento verso un radiatore. Il radiatore e’ a sua volta raffreddato da una serie di ventole…. ma queste hanno il grosso vantaggio, trovandosi in una zona ben piu ampia del case, di poter essere molto piu grandi di quelle che si potrebbero mettere su una scheda video.
Il vantaggio e’ che possono girare molto piu lentamente garantendo quindi una rumorosita complessiva ridotta rispetto alla soluzione stock.
La rumorosita’ quindi e’ azzerata?
No, non lo e’ attenzione…. teniamolo bene presente da subito. Non si tratta di una soluzione a rumore zero in quanto la pompa e le ventole producono comunque un rumore…. ma quest’ultimo e’ tendezialmente inferiore in caso di carichi elevati rispetto a quello che avreste dalle ventole standard di una scheda video.
Certo….ovviamente questo vale se avete ben dimensionato la soluzione con un radiatore di dimensioni adeguate. Per questo punto pero’, prima di fare scelte, vi raccomando comunque sempre di controllare i valori di rumorosita’ indicati dal produttore sia per la vostra scheda che per il dissipatore a liquido che state prendendo in considerazione.

Una volta ricevuti tutti i componenti sono quindi passato allo smontaggio del precedente dissipatore… la parte che probabilmente temevo maggiormente con la paura di fare qualche danno. Tuttavia, lavorando con delicatezza e calma, l’operazione e’ stata piu semplice del previsto. Rimosse le viti, facendo attenzione a staccare il vecchio dissipatore un po’ alla volta facendo solo minimamente leva dove necessario e staccando il connettore di alimentazione del dissipatore, i due componenti si sono separati senza troppi problemi.

Scheda e dissipatore separati

Il passo successivo e’ stato quello di rimuovere tutti gli adesivi (facendo attenzione a riposizionarli sulla scheda per eventuale rimontaggio del dissipatore, senza perderli) per poi passare alla pulizia della GPU con alchool e cotone idrofilo. I puristi mi scuseranno in quanto, nei laboratori che fanno questo genere di lavori, ci sono strumenti sicuramente piu appropriati (alchool isopropilico, strumenti di rimozione migliori…e sicuramente anche sistemi antistatici del caso) tuttavia questo era quello che avevo a disposizione e ha comunque fatto molto bene il suo mestiere

A questo punto quindi ho messo la pasta termica sul processore della scheda e sono passato al montaggio del dissipatore sulla scheda con l’adattatore G12. Qui il timore era inferiore ma comunque l’attenzione e’ stata molto alta temendo comunque di non farli aderire bene l’uno sull’altro.

Verifica di contatto corretto e uniforme tra blocco e GPU

Messe e tirate un po’ le viti pero’…. il grosso era fatto!

Scheda e AIO finalmente montati

Fatto questo sono passato al montaggio nel case (il mio NZXT H500) che seguendo bene le istruzioni non e’ stato difficile…. tuttavia raccomando anche qui di fare le cose con molta calma a chi volesse cimentarsi, perche’ il posizionamento richiede un po’ di attenzione.
I tubi che portano al radiatore non sono lunghissimi…. hanno diciamo “la misura giusta”. Pertanto farli passare nel modo corretto e’ indispensabile per riuscire a posizionare il radiatore all’interno del case.

Vista interna del case. Radiatore montato sulla destra in posizione anteriore con ventole girate verso l’esterno. A sinistra la scheda con il blocco orientato verso il basso.

Una volta connessi i vari cavi delle pompa oltre che i cavetti delle ventole ho provato ad avviare il tutto….che fortunosamente e’ partito senza probblemi facendomi tirare il classico sospiro di sollievo.
A quel punto il passo successivo e’ stata l’installazione e la configurazione del software NZXT CAM per gestire e monitorare il Kraken.

Di seguito pero’ non era tutto finito.
E’ importante ricordare che ho dovuto passare un bel po’ di tempo per regolare bene la velocita’ delle ventole del case (collegate alla motherboard), e la velocita ‘dell’AIO (il Kraken) anch’esso collegato alla Mobo per adeguare tutto il sistema al nuovo componente aggiunto.
Riducendo la temperatura complessiva nel case infatti ho potuto quindi ridure anche la velocita’ delle altre ventole raggiungendo quindi temperature di esercizio basse associate a rumorosita’ ridotta. Un buon esercizio fatto tenendo bene d’occhio i valori di temperatura dei vari componenti tramite la soluzione di monitoring che gia vi ho descritto nell’articolo che trovate QUI.
Un altro punto di attenzione e’ stato configurare il Kraken in modo che la sua velocita’ fosse legat alla temperatura della GPU e non a quella della CPU (che e’ li default). Questo in particolare e’ una configurazione abbastanza immediata che (ora che sapete che esiste… :)) trovate nel pannello di controllo del software NZXT CAM.

E il rumore? Nei test fatti con il mio fonometro ho registrato una riduzione di almeno -4dB… nella rumorosita’ complessiva (che non sono pochi!!) che migliora ulteriormente nelle situazioni di alto carico. Questo si associa ad un drastico abbassamento della temperatura di almeno 20 gradi per la GPU. Sono quelle cose che ti fanno dire…. Perche’ non l’ho fatto prima???

Conclusioni
Se siete arrivati fin qui a leggere questo articolo la conclusione sembra ovvia. Abbattimento di rumore e temperatura sono tutti scopi pienamente raggiunti.
Ma lo consiglierei a tutti?
La risposta un po’ meno scontata e che va ovviamente argomentata e’…“dipende”.
Nel mio caso la scheda video era uscita dalla garanzia pertanto non avevo timore di perdere il supporto in caso di problemi col prodotto. Ma se cosi non fosse stato magari avrei quantomeno aspettato…anche perche’ le operazioni di smontaggio e montaggio che avete visto non sono poche ed era la prima volta che facevo questo lavoro (anche se ho altre esperienze del genere alle spalle).
Poi, come per tutte le cose, dipende da quanto siete confidenti nel fare questo tipo di operazioni rispetto al vostro portafogli. Rompere una scheda da 700 euro (quando l’ho presa… ormai vale molto meno….) mentre montate un dissipatore e’ una cosa che non vi fa stare tranquilli? Allora non fate un intervento del genere.
Non avete dimestichezza ma avete un fornitore che fa per voi questo lavoro e magari vi garantisce anche la garanzia? Allora fatelo, i vantaggi sono indiscussi!
Fatte tutte queste premesse, comunque, la mia personale esperienza che condivido e’ che sono sicuramente estremamente soddisfatto sia dei prodotti che del risultato raggiunto.

Come vedete i fattori da valutare sono diversi ma spero comunque di avervi dato, con la descrizione della mia esperienza, tutti gli elmenti utili per poter pianificare la vostra scelta.
Ma sopratutto…. se doveste decidere di imbarcarvi in questa attivita’….divertitevi perche’ il tuning e’ una di quelle cose che, se siete arrivati fin qui a leggere, sono sicuro da estremamente soddisfazione anche a voi come ne da a me….e questo non a lavoro finito ma proprio mentre lo pianificate, fate le vostre scelte e poi magari decidete di procedere.

Quindi, in ogni caso… buon viaggio 🙂

p.s. un grazie all’amico Goozo (al secolo Daniele :)) che si e’ lanciato per primo in questa attivita’ sul suo pc e mi ha convinto che era fattibile senza troppi rischi.

PC Monitoring: una soluzione per un buon Fine Tuning

Con la crescita del Gaming su PC è cresciuta la necessita e la voglia di fare tuning del proprio computer per ottenere migliori prestazioni e assicurarsi una buona durata di tutti i componenti. Questo è dovuto sia alla voglia di ottenere le performance migliori possibili, tenendo bassi i cosi, sia alla voglia di spremere ogni bit possibile dalla nostra soluzione..ma anche alla passione per il tuning che alcuni appassionati di informatica, come me, hanno sempre avuto.

E’ questa passione che porta a voler migliorare sempre e si traduce nel voler avere quel “qualcosa in piu” della semplice ordinaria manutenzione.

Nel caso di un PC, di un Server, o dell’Information Technology in generale questo si traduce in due parole: “Fine Tuning”.

Ma il tuning ha bisogno di misurazioni oggettive per essere ben fatto. Senza strumenti di misura diventa qualcosa di estremamente soggettivo e in qualche modo fatto “a sensazione” che difficilmente raggiunge tutti gli obbiettivi iniziali e spesso porta spese eccessive con risultati ridotti. A volte senza che ce ne si renda onto, non avendo nessun reale riscontro con cui confrontarsi.

Un buon tuning in informatica, come in qualsiasi altra disciplina, parte in primo luogo da una iniziale misurazione oggettiva. Un “assessment” come si dice in gergo… una “valutazione” in cui si prendono delle misurazioni per capire esattamente qual’è la situazione iniziale. Partendo da questa si valutano quindi gli obbiettivi che si vogliono raggiungere e quindi le eventuali spese necessarie. Si fanno i primi interventi, poi si misura ancora. A seguire , se l’obbiettivo non è stato raggiunto, si interviene nuovamente, poi si ri-misura….e cosi via fino al raggiungimento del proprio scopo.

E’ questo l’unico modo di fare Tuning in modo oggettivo: lavorare sui numeri. Altri sistemi non ve ne sono.
Lavorare senza numeri porta purtroppo a modifiche continue, insoddisfazione e interventi dettati dall’emotività che finiscono sempre per lasciare l’amaro in bocca, non avendo un riscontro oggettivo utile a garantire un reale miglioramento e il raggiungimento del risultato.

Partendo da questi presupposti, per il tuning del mio PC da gaming di casa, ho messo insieme una soluzione di monitoring basata su Home Assistant. A questa, gia attiva su un Raspberry Pi, ho aggiunto alcuni elementi tutti presi dal mondo dell’ open source. Vediamoli insieme.

  1. In primo luogo e’ indispensabile un agente da posizionare sul PC per raccogliere tutti i dati di nostro interesse. Nel mio caso si tratta di Open Hardware Monitor. Si tratta di un tool completamente Open Source in grado di raccogliere una serie di metriche dal vostro PC e di mostrarle in tempo reale. La cosa bella, che lo rende interessante al nostro scopo, e’ che e’ in grado di esporre un web server che consente ad una sonda esterna di raccogliere periodicamente le metriche di interesse e di storicizzarle.
  2. A seguire, sul nostro server Home Assistant andremo ad installare una serie di strumenti aggiuntivi. In primo luogo andremo a configurare HA per racogliere dati dal nostro agente OAM (Open Hardware Monitor) indicandogli l’IP a cui questo deve essere raggiunto.
  3. Una volta che la raccolta dati sara’ iniziata, dovremo andare a storicizzare tutti questi valori su un database ottimizzato per le time series (serie di valori continue che producono enormi quantita’ di dati che necessitano di essere salvate con il dispendio minimo possibile di risorse). A questo scopo la mia scelta e’ caduta su InfluxDB, ottimamente integrabile dentro Home Assistant con minimo sforzo.
  4. In ultimo, ma non per importanza, e’ necessario rappresentare questi dati in modo leggibile con uno strumento leggero e capace di lavorare in modo agile con la grossa quantita di dati di monitoraggio che nel tempo che verranno raccolti. Lo strumento ideale, sempre ben integrato in Home Assistant in questo caso è stato Grafana. Anche in questo caso strumento open e ottimizzato ormai da tempo… in grado di gestire quantita’ di dati ben maggiori di quelli che andremo a raccogliere con il nostro monitoraggio domestico.

Una volta configurati questi elementi potremo creare i nostri grafici, utili per tenere sotto controllo le grandezze su cui vorremo andare a lavorare. Nel mio caso si trattera’ in particolare del consumo delle risorse, il consumo di corrente e soprattutto la temperatura di esercizio

Ecco i riferimenti utili da cui partire e qualche guida:

La configurazione di quanto sopra, per inciso, non e’ rapida ed è consigliata ai soli appassionati che abbiano voglia di crearsi una piattaforma domestica per domotica e monitoraggio. Una piattaforma che sara’ poi utile anche per altri fini. Potrete fare grafici della temperatura di casa, dei consumi degli elettrodomestici e di tutti i dati raccoglibile da qualsiasi sensore domestico acquistabile, compatibile con Home Assistant.

Ed ecco un paio di grafici che sono andato a creare che documentano la situazione del mio PC.

In primo luogo la situazione di idle, con solo le attività di sistema in corso dopo l’avvio

…e a seguire una situazione di carico durante una partita di una quarantina di minuti a Spider-Man: Miles Morales (titolo davvero ben fatto che posso solo consigliare…)

Ecco qui quindi tutti i numeri oggettivi su cui fare ragionamenti. Bisogna migliorare il raffreddamento della nuova CPU? Serve veramente altra RAM? La temperatura della GPU e’ stabile? Tutte domande a cui potrete facilmente rispondere guardando i vostri grafici. Poi, una volta fatti i vostri interventi potrete tornare a guardare i grafici per vedere come vanno le cose…. e avanti cosi, cercando sempre di fare meglio!

Con questo penso di avervi dato un’idea ad alto livello della mia soluzione, con tutti i riferimenti per valutarla e pianificarla per le vostre esigenze. Per l’installazione vi rimando alle guide nei link di riferimento riportati nell’articolo. E’ ovviamente una soluzione per esperti che richiede un po’ di dimestichezza con le procedure di installazione riportate e tanta voglia di personalizzare e creare una soluzione che, una volta creata, sarà tutta vostra.

Ma posso dirvi che una volta creata vi darà grandi soddisfazioni grazie alla possibilità di poterla personalizzare a vostro piacimento.

Che dire a questo punto?

Direi: Buon Fine Tuning a tutti!! 🙂

p.s. un grande Grazie all’amico GolemWasHere (al secolo Andre 🙂 ) che mi ha dato tutti gli spunti e le dritte utili per mettere insieme la soluzione

Game Streaming: Servizi di Cloud Gaming a confronto (Stadia,GeForce Now,xCloud)

Da un po’ di tempo sto testando i vari servizi di game streaming per capire quanto sono veramente utilizzabili e quale sia il migliore. Ho fatto test su Google Stadia e GeForce Now mentre invece la possibilità di testare Microsoft xCloud è stata abbastanza limitata essendo ancora in Beta.

La prima cosa da chiarire è COME ho testato il servizio per avere ben chiaro lo scenario. Diciamo da subito che i servizi di Game Streaming sono estremamente dipendenti dalla vostra connettività internet. Inutile anche solo parlare di questo genere di servizi se, purtroppo, potete usufruire solo di connettività limitata. Diciamo subito che il minimo indispensabile è una ADSL da 20Mega. Ma proprio il minimo, giusto per avere un servizio funzionante. Tutti i test li ho fatti da una connessione in fibra Gigabit di tipo FTTH. I miei test quindi NON sono andati a controllare la qualità del servizio con diverse tipologia di banda seppure possiamo dire fin da subito che tutti i servizi testati sono molto efficienti nel modificare dinamicamente la risoluzione in base alla banda disponibile. I test sono stati più legati a chi offrisse il servizio migliore con il miglior rapporto valore/denaro speso.

Perché usare un servizio di Game Streaming? La ragione principale su cui tutti i vendor puntano è il gioco in mobilità…ma per me in questo momento questo ha poco senso. Non mi ci vedo a giocare a Doom o a Destiny sul cellulare…da videogiocatore per me ha poco senso. Trovo più interessante invece la possibilità per il futuro di investire su un servizio a pagamento invece di dover spendere consistenti quantità di denaro per aggiornare il mio PC. Mentre vi scrivo la scheda budget della nuova generazione di Nvidia, la 3060 è schizzata a prezzi realmente assurdi….si parla di 800, 900 euro per una scheda che ha un prezzo consigliato sui 400 euro. Capite che con questi prezzi un servizio che mette a disposizione di fatto dei server “in affitto” con cui giocare anche con un vecchio PC diventa una cosa sempre più interessante. Non solo. Anche per chi come me ha ancora la fortuna di avere a disposizione una scheda recente (la mia 2080 fa ancora super faville per fortuna…) usare un servizio di Game Streaming vuol dire poter fare una partita anche a quei giochi che usi solo una volta ogni tanto senza stare a reinstallarli. Vuoi rifare una partita a Witcher 3 anche se l’hai finito da un anno? Perché reinstallare 40GB di gioco?… Lancia una partita su Cloud e riprendi dal tuo ultimo savegame, con un click!

Fatte tutte le premesse descritte qui sopra andiamo subito al dunque. Le tre offerte descritte sopra (Google Stadia, Nvidia GeForce Now, Microsoft xCloud) hanno pro e contro e la scelta dipende un po’ da che tipo di giocatore siete. Ma andiamo con ordine:

Google Stadia

https://stadia.google.com

Il servizio di Google è forte di una profonda e semplice integrazione con Google Chrome. Tutto quello di cui avrete bisogno per usarlo è un browser e del vostro account Google. Fin qui sono tutte “rose e fiori” e il servizio è veramente ben fatto… il vero problema però sono i giochi. Non c’è modo di utilizzare su questa piattaforma giochi di cui siete già in possesso. Dovrete ricomprarli dallo store e saranno esclusivamente utilizzabili su Stadia. Il che è un bel problema: di fatto il servizio risente degli stessi problemi di una qualsiasi console: vi lega mani e piedi a quella piattaforma. In conclusione lo trovo buono per i nuovi giocatori (sempre che approfittiate degli sconti sui vari titoli) ma pessimo per i vecchi giocatori come me che, in anni, hanno occumulato una libreria piuttosto importante sui vari store online (Steam, Epic, Gog etc..)

Nvidia GeForce Now

https://www.nvidia.com/it-it/geforce-now/

Diciamolo subito: ad oggi questo è il mio servizio preferito tra i tre testati. Nvidia ha fatto partership importanti con i principali store online del momento (Steam, Epic, Gog etc…) per permettervi di utilizzare i titoli che avete già acquistato sulla loro piattaforma senza spendere un euro in più per ri-acquistarli. Ovviamente non tutti i titoli sono ad oggi disponibili, ma ne vengono aggiunti di continuo. Questo, diciamolo subito, lo rende il miglior servizio ad oggi per i vecchi giocatori che hanno accumulato nel tempo una libreria di titoli importante. Sicuramente quindi rimane un must-have, anche se un domani utilizzerete una delle altre piattaforme, non fosse altro per poter riutilizzare quando volete i vostri vecchi titoli. Dall’app di GeForce Now potrete creare i link ai titoli in vostro possesso per poi lanciarli a vostro piacimento in sessioni gratuite della durata massima di 1 ora o estese se vorrete sottoscrivere l’abbonamento da 9 euro e 90 al mese, con tanto di Ray Tracing abilitato per i titoli che lo supportano. Davvero Niente Male!!

Microsoft xCloud CON XBOX GAME PASS

https://www.xbox.com/it-IT/xbox-game-streaming/project-xcloud (anteprima)

https://www.xbox.com/it-IT/xbox-game-pass

E qui arriviamo alla grande incognita del futuro. Diciamolo subito: Ms fa le cose in grande e gli investimenti fatti negli anni nel mondo XBox le permettono di contare su un Asso che ad oggi nessun altro ha: l’Xbox Game Pass. Per chi non lo sapesse è l’abbonamento che consente a chi lo sottoscrive di utilizzare tutti i giochi del catalogo Game Pass senza restrizioni e senza bisogno di ulteriori acquisti. E sono veramente tanti e importanti visti gli accordi e gli studi acquisiti negli ultimi anni. A questo stanno aggiungendo anche la possibilità si usare parte dei titoli del Game Pass direttamente dal cloud con il servizio xCloud. Questo da un grosso vantaggio a Ms… se posso usare i giochi del pass su xCloud E anche in locale ovviamente diventa uno store estremamente interessante. Purtroppo però ad oggi il servizio è ancora in beta e il numero di titoli utilizzabili su cloud rimane un’incognita. Se le promesse verranno mantenute pero’, dal mio punto di vista, rimane sicuramente una soluzione da tenere sotto controllo. Quantomeno come store per i nuovi titoli da comprare nel momento in cui vogliamo usarli ANCHE su cloud. Per i vecchi giocatori che hanno accumulato però titoli negli anni su altri store come me (Steam, Epic, Gog etc…. etc…) rimane il problema citato inizialmente. Se non permetteranno, come sembra ad oggi, di usare su cloud i titoli comprati anche dagli altri store purtroppo rimane una soluzione interessante solo per i nuovi titoli.

CONCLUSIONI

Per quello che mi riguarda, ad oggi, Geforce Now rimane il servizio di Game Streaming migliore sulla piazza. Questo perchè vi lascia la libertà di acquistare i vostri titoli dove preferite sfruttando magari sconti o offerte speciali per poi giocarli in locale o in Cloud tramite Game Stream. Google Stadia rimane un ottimo servizio ma purtroppo rimane interessante solo per i nuovi titoli. Faranno molto gli accordi commerciali che riuscirà a fare Google per riuscire a rendere interessante il servizio nonostante i suoi vincoli. Microsoft con il suo XBox Game Pass ha messo insieme un servizio bomba con accordi con vendor multipli per dare un fantastico servizio ai suoi clienti. Tuttavia rimane chiuso su se stesso e rimane interessante solo se i titoli che vi interessano rimangono a catalogo e giocabili in cloud. Diventerà davvero interessante per chi ha gia accumulato titoli da giocare solo se decideranno di aprirsi, in futuro, anche all’esecuzione in cloud di titoli acquistati da store terzi.

Costruire la retro console dei sogni con Raspberry Pi

Ecco una breve guida per costruire in breve la retroconsole che non avreste mai osato chiedere…

Indice

1. La console delle meraviglie
2. Un piccolo gioiellino: Raspberry e il progetto Retropie
3. Ma dove sono i giochi? Le Rom…
4. Convinti? Ecco la lista della spesa!
5. Cosa devo aggiungere?
6. Come predisporre la vostra retro-console in 4 passaggi
7. Configurare il controller
8. Conclusioni


1. La console delle meraviglie

Ricordate gli anni ’80 e ’90? Era l’alba delle console da 8 e 16 bit. Un periodo florido ed entusiasmante in cui internet era ancora un miraggio e il vero video gaming domestico vedeva la sua alba. Passavamo dalle sale giochi ai nostri salotti e l’ultima console uscita (e ne uscivano tante!) era l’oggetto del desiderio che ogni ragazzino sognava di trovare sotto l’albero di natale.

Oggi c’è un vero e proprio revival in corso di quel periodo e di quelle tecnologie grazie agli ormai consolidati software di emulazione e, sopratutto, all’hardware a basso costo che ci permette di di far risorgere quei giochi con minimo investimento direttamente sui nostri televisori di ultima generazione. Di cosa parliamo? Parliamo della possibilità di costruire una mini-console per i nostri televisori con tutti gli emulatori utili a far funzionare tutti i giochi del passato.

Giochi stupendi e giocabilissimi ancora oggi… da Super Mario a Metal Slug…da Ghost’n’Goblins a Puzzle Bouble.

La maggior parte dei casual game che giochiamo oggi sui cellulari sono solo eredi di questi piccoli capolavori che, se mi è concesso dirlo, ad oggi rimangono ancora dei classici spesso assolutamente insuperati.

Vi immaginate cosa vorrebbe dire avere tutte le console in una…NES, SuperNes, Megadrive, Neo Geo, GameBoy, Atari 2600 (…e chi più ne ha più ne metta!).
Tutti nella stessa mini console per meno di 90 Euro.


2. Un piccolo gioiellino: Raspberry e il progetto Retropie

raspberrypi3b

Ho già descritto in un post precedente le meraviglie di Raspberry Pi, un piccolo pc single-board che ormai da diversi anni entusiasma i makers di tutto il mondo per i progetti più disparati.
Con pochi euro su Amazon o su altri siti online è possibile comprare questo oggettino completo di porte HDMI, porte USB, CPU quad core, scheda di rete ethernet, wifi, bluetooth e lettore microSD. Tutto progettato per avere consumi minimi.

Per quanto ottimo però quest’hardware non raggiungerebbe facilmente il suo scopo senza l’ottimo lavoro messo in campo dalla community che segue il progetto RetroPie.
Si tratta di un progetto open volto allo scopo di creare un pacchetto software completo di tutto quello che può servire ad una console per il retrogaming. Dagli emulatori alla dashboard necessaria per permettervi di fruire comodamente di tutti i software dal vostro divano.

I programmi che entrano in campo in effetti non sono pochi. Si parte dal sistema operativo Raspbian comprensivo di tutto quello che serve per far funzionare le periferiche più comuni, agli emulatori (Mame etc…) alla dashboard Emulation Station. Tutto software assolutamente free e open ma da installare e configurare.
Il progetto mira a creare delle immagini per il vostro raspberry già comprensive di tutto e con tutto già configurato.

Vi basta caricare l’immagine sulla microSD del vostro Raspberry, inserirla nello slot, collegare le periferiche e accendere il dispositivo.
E tutto è già pronto per giocare.


3. Ma dove sono i giochi? Le Rom…

A quanto descritto nel capitolo precedente bisogna ovviamente aggiungere una componente importante: le rom.
Si tratta in breve del dump (la copia, per farla breve…) dei giochi del passato che volete utilizzare sulla vostra nuova console multi piattaforma.
Qui per ragioni di legge è indispensabile essere chiari: utilizzare le rom di giochi che non si posseggono è di fatto illegale.
Esitono di fatto però siti che mettono a disposizione immagini per il vostro raspberry già comprensive di numerose rom.
Qui diamo alcune indicazioni ma, per ovvie ragioni, scaricare e utilizzare queste img rimane scelta vostra.

In alternativa potete scegliere solo le rom dei giochi che avete acquistato e tenete nel cassetto, oppure solo rom dichiaratamente free, caricarle sulla vostra immagine retropie, e giocarle comodamente dal divano sul vostro televisore di ultima generazione, rimanendo entro i limiti di legge.


4. Convinti? Ecco la lista della spesa!

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Siete convinti? Allora…Pronti? Via! Qui trovate la lista della spesa che ho seguito io con qualche considerazione.

Il concetto di base è che potete riutilizzare anche buona parte degli oggetti che avete già a casa. in alternativa potete comprare uno dei kit già pronti con tutto per qualche euro in più.

Io, ve lo anticipo subito, sono andato direttamente sul kit con tutto compreso (tranne i pad che ho scelto a parte) e di seguito vi riporterò anche un link Amazon a questo scopo, ma qualche considerazione sui singoli componenti va comunque fatta, non fosse altro per descrivere su cosa si può risparmiare un po’.

Cosa serve

Raspberry PI 3 model B – Costo indicativo: 37 euro

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Il progetto funziona bene anche sulla versione precedente di raspberry a cui però manca un po’ di hardware. Niente wifi, niente bluetooth e processore più lento. Per il nostro fine però la cosa importante è che per evitare lag serve un processore bello performante. Per evitare scatti e problemi andate direttamente sulla versione 3, costa solo qualche euro in più. Se volete risparmiare consiglio di farlo su altro.

Case per raspberry pi 3 B – Costo indicativo: da 9 euro

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Qui potete sbizzarrirvi, su amazon e in internet ne esistono di ogni genere: dal case con la forma del vecchio NES a quello semplice e trasparente. Solo una raccomandazione: non usate case pensati per il raspberry 2. Il fattore di forma è identico… ma nel 3 sono stati spostati i led. Per evitare di nasconderli sotto un case non trasparente, andate direttamente su un case progettato esclusivamente per il 3.

Qui valutate voi quanto spendere. Con 9 euro già si trovano case con linee pulite e assolutamente eleganti.

Dissipatori – Costo indicativo: 6 euro

Non sono indispensabili per il funzionamento del tutto ma è sempre meglio non sottovalutare l’uso dei dissipatori, anche se stiamo parlando di hardware a basso consumo. Sono piccoli, fatti apposta per il raspberry e sono già venduti con il loro adesivo per incollarli con una facilità assoluta.

Giocherete così in assoluta serenità.

Alimentatore – Costo indicativo: 8 euro

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Il raspberry si alimenta con un normale alimentatore USB per cellulare ma deve produrre almeno 5V per 2.5A. Probabilmente è un tipo di alimentatore che avete già a casa, in genere viene venduto insieme a tutti i cellulari che supportano la ricarica rapida (che arriva anche a 3A).

Il raspberry però non ha una batteria e ha bisogno di questo alimentatore costantemente collegato. Se ne avete più di uno potete fare a meno di comprarlo… ma se ne avete solo uno e dovreste continuamente attaccarlo e staccarlo da quella scomodissima presa che sta proprio dietro il televisore… magari conviene comprarne un altro apposta per lo scopo! Il prezzo qui è indicativo, in reealtà con un po’ di ricerca si può trovare anche a meno.

Cavo HDMI – Costo indicativo: 6 euro

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Questo sicuramente lo avete già in casa. Il costo dipende essenzialmente da quanto è distante il raspberry dal vostro televisore. Per tenerlo attaccato al televisore stesso basta un cavetto corto da meno di un metro ma se sta sotto il televisore o in un mobiletto potrebbe servirvi anche il 3 metri.

Il costo indicativo che trovate qui è quello del cavo da 2 metri venduto da Amazon come prodotto plus, giusto per farci un’idea.

Scheda MicroSD da almeno 16Giga – Costo indicativo: 15 euro

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Anche questa potreste già averla in casa. Andrà a costituire il “disco fisso” del vostro raspberry. Indicativamente, con tutto il software, tenete presente che su una 16G staranno oltre 5000 ROM delle vostre vecchie glorie. Direi che è più che sufficente, anche per riutilizzi futuri del vostro raspberry. E, nel caso, con poco si può sempre aggiornare.

Con tutto questo i componenti per la vostra mini console delle meraviglie ci sono tutti.

– Costo indicativo complessivo: 81 euro –

Si può spendere di meno? Certo! Basta riutilizzare quel cavo HDMI che avete in più nel cassetto e non avete mai utilizzato, il vostro alimentatore del cellulare, o la microsd della macchina fotografica che non usate mai. A voi la scelta.

In genere un buon consiglio potrebbe essere partire con quello che avete in casa e investire qualcosa in più solo in un secondo momento.

Oppure, come anticipavo in apertura di questo paragrafo, partite direttamente come me da un bel kit con tutti i componenti già inclusi tra quelli consigliati su Amazon.

Io ho scelto questo, che comprende tutti i componenti che ho indicato sopra per 76.90 euro (prezzo amazon prime):

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https://www.amazon.it/Raspberry-Official-Alimentatore-Ufficiale-Dissipatori/dp/B01D0I5UXK/ref=sr_1_4?s=electronics&ie=UTF8&qid=1507295466&sr=1-4&keywords=raspberry+pi+3+starter+kit


5. Cosa devo aggiungere?

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Manca solo il vostro game pad…. e qui sul mercato c’è veramente di tutto, dai 9 euro in su. Se avete un gamepad da pc (io avevo il mio vecchio Rumblepad Logitech) probabilmente avete già tutto quello che vi serve.

In alternativa potete scegliere un’alternativa sicuramente compatibile consultando questo articolo

https://lifehacker.com/the-best-controllers-for-retro-gaming-1791090209

Per qualche configurazione particolare direttamente sul raspberry è consigliabile anche una tastiera usb, con cavo o wifi. Se usate immagini già compensive di tutto in realtà non vi servirà praticamente mai ma, nel caso, potrete usare al volo quella del vostro pc


6. Come predisporre la vostra retro-console in 4 passaggi

Il prerequisito per questi semplici passaggi è l’uso di un lettore di memory card da collegare al vostro PC. Serve essenzialmente per caricare l’img sulla vostra scheda microSD.

La procedura più semplice è quella per Windows essendoci 2 tool free molto semplici da usare con cui è tutto rapidissimo. Consiglio se avete una macchina Windows disponibile quindi di usarla. Tuttavia nel caso abbiate a disposizione solo macchine Linux o MacOS la procedura per risolvere i punti 2 e 3 è ben documentata sul sito raspberry: https://www.raspberrypi.org/documentation/installation/installing-images/

1) Scaricare l’immagine pronta da caricare sulla vostra memory card

Un sito molto bello già comprensivo di tutte le immagini già pronte con tutto il software (con o senza ROM) è questo: http://www.arcadepunks.com/retro-pi-downloads-page/

Scegliete l’img adatto alla grandezza della scheda che avete scelto e scaricatela. Il vostro obbiettivo è avere l’immagine in formato (.img) pronta da caricare sulla memory.
Ci sono con e senza rom, qui la scelta è vostra.

Arcadepunks è un sito dove troverete una marea di materiale aggiuntivo se più avanti vorrete ampliare la vostra retroconsole. Mettetelo tra i favourite e ricordatevelo bene!

Ricordate che potete eseguire questa procedura tutte le volte che volete. Se un’immagine non vi soddisfa o non contiene quello che vi aspettate, potrete sempre in un secondo momento scaricarne un’altra. Ve ne sono molte, tutte preparate dagli appassionati che le hanno preparate e messe a disposizione della comunità.
Le prendete,le caricate sulla vostra memory che infilerete nello slot del raspberry e il gioco è fatto. Quando avrete confidenza con il software comunque non sarà più necessario, andrete a personalizzarvi la vostra configurazione caricando tutto ciò che vorrete a seconda dei casi.

2) Formattate la memory per caricare il file IMG

Inserite la microSD nel vostro lettore di memory card per pc.

Per formattarla vi serve il software SD formatter scaricabile da qui:

https://www.sdcard.org/downloads/formatter_4/eula_windows/index.html

SDFormatter

3) Caricate l’IMG che avete scaricato sulla memory

A questo scopo vi serve il software WinDiskimager scaricabile da qui:

https://sourceforge.net/projects/win32diskimager/

Win32DiskImager

Si tratta di lanciarlo, selezionare il vostro file img e selezionare la vostra ssd formattata nel passaggio precedente (selezionatela con cura! per non sbagliare guardate bene le dimensioni prima di selezionarla)

4) Mettete la vostra microSD nel raspberry e collegate tutto.

Ricordate di collegare per ultima l’alimentazione: è bene ricordare che il raspberry si accende non apppena la collegate. Se avete fatto tutto a dovere entro pochi secondi potrete vedere sul televisore, selezionando l’ingresso hdmi corretto, la vostra nuova console Retropie in startup. Ora si tratta accedere e configurare il vostro game pad per giocare…. ma la vostra console è pronta!


7. Configurare il controller

Che sia un gamepad o un joystick, all’avvio il sistema si accorgerà che c’è una periferica usb collegata da configurare. Perchè configurarla? Perchè i controller hanno tasti e formati diversi e in questo sistema assolutamente aperto potreste collegarne uno qualsiasi tra i migliaia presenti sul mercato. Si tratta semplicemente di dire al sistema quale pulsante volete usare per ogni funzione.

Fatelo con cura seguendo le indicazioni a video, è una procedura lunga che però andrà fatta una sola volta. Saltate pure i pulsanti che non userete se sul vostro controller non li avete a disposizione. Al successivo avvio, premendo un tasto, il sistema si accorgerà che è stato gia configurato e passerà direttamente oltre. In ogni caso potrete riconfigurarlo nuovamente o aggiungere nuovi controller per il multiplayer in un secondo momento grazie ai menu dell’interfaccia.

Qualche piccola indicazione utile

– In qualsiasi momento dopo l’avvio automatico della dashboard se volete potete tornare al sistema linux tramite il pulsante F4 della tastiera

– Dopo aver selezionato una rom potete tornare in qualsiasi momento al menu della dashboard interrompendo il gioco premendo contemporaneamente i pulsanti indicati per SELECT e START al momento della configurazione del controller

– Il menu della dashboard per spegnere il sistema lo travate accedendo al menu tramite il pulsante SELECT (trovate le indicazioni genericamente nella parte bassa dello schermo mentre siete sull’interfaccia

– Il raspberry, una volta spento via software, si riaccende staccando e riattaccando il cavo di alimentazione. Lo so è scomodo… ma l’oggettino, giochi in uso a parte, consuma talmente poco che potreste pensare anche di lasciarlo sempre acceso. Fate voi due conti con i consumi.

In alternativa esistono in commercio cavi usb con tanto di pulsante per evitare di staccare e riattaccare ogni volta il cavetto. Oppure potreste scegliere un case con pulsante di accensione e spegnimento, come quello bellissimo a forma di vecchio Nes che anche io sto valutando…


8. Conclusioni

E’ tutto pronto, si tratta solo di esplorare e giocare. Raspberry rimane un oggetto estremamente flessibile in cui in qualsiasi momento potrete caricare una nuova immagine o una nuova rom. Oppure, un domani, potresti caricare su una microSD una nuova immagine per usare il raspberry per qualsiasi altro scopo. Un fileserver, un desktop linux, una postazione di videoconferenza con telecamera e microfono, una centralina per domotica… basta un cambio di scheda microSD a raspberry spento e un reboot e il vostro raspberry acquisterà immediatamente la possibilità di cambiare uso in pochi secondi.

Ma ora bando alle ciance:

Benvenuti nella vostra nuova console per il retrogaming 😉

Raspberry Pi: il single-board computer delle meraviglie

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Nel lontano 2006 un gruppo di insegnanti e accademici del Regno Unito decisero di creare uno strumento a basso costo che potesse contribuire allo studio di informatica ed elettronica nelle scuole. L’idea era essenzialmeente quella di creare un mini-computer in grado di essere utilizzato un po’ per tutto. Dalla creazione di piccole workstation indipendenti fino alla gestione di circuiti elettronici più complessi.
Per coprire questi scopi dimensioni ridotte e bassi consumi erano un requisito fondamentale.
Doveva essere un piccolo dispositivo con una cpu, una scheda di rete, una scheda video e qualche porta usb. In breve il “minimo indispensabile” che troviamo oggi su qualsiasi personal computer, con dimensioni complessive non superiori però a quelle di una scatola di sigarette.
Perchè così piccolo?
Essenzialmente perchè creare un mini computer di quelle dimensione consentiva una grandissima flessibilità di utilizzo e la tecnologia ormai lo consentiva, grazie all’integrazione di componenti complessi nel formato di singoli chip a basso costo.
Questo “mini-computer” poteva essere utilizzato come centralina di comando di apparecchiature sempre accese, grazie ai suoi consumi minimi. Come centralina di impianti domestici, impianti di videosorveglianza, domotica, server domestici o circuiti elettronici con i fini più disparati. Insomma: qualsiasi cosa per cui un computer potesse essere utile.
L’enorme vantaggio era quello di creare un progetto a standard aperto in cui tutte le specifiche fossero conosciute e utilizzabili da chiunque volesse utilizzarlo. Senza brevetti particolari ne il bisogno di acquisire diritti di utilizzo di nessun genere.
Il sistema operativo per questo dispositivo? Neanche a dirlo: Linux, o meglio, Raspbian OS. Un fork di Debian 6 creato apposta con tutto quello che era necessario per far funzionare al meglio questo piccolo single-board computer.

Il progetto ebbe un grande successo e nel 2009 venne fondata la Raspberry Pi Foundation, a Caldecote, villaggio del South Cambridgeshire, nel Regno Unito, con lo statuto giuridico di organizzazione caritatevole registrata e regolata dalla Charity Commission for England and Wales (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Raspberry_Pi )

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Oggi esistono diversi modelli di Raspberry, tutti acquistabili per poche decine di euro, e i progetti che li utilizzano sono i più disparati.
Il sito è questo: https://www.raspberrypi.org/ e qualche idea simpatica la trovate qui: https://www.raspberrypi.org/resources/make/ . I progetti d’uso in corso sono numerosi e l’unico limite è davvero l’immaginazione.

Inutile dire che potete acquistarlo praticamente ovunque online. E’ consigliabile puntare i “kit”, comprensivi di tutti gli accessori indispensabili per usare questa piccola meraviglia.
Volete un’idea?
Ad esempio, chi ama il retro-gaming come me, potrebbe crearci una mini console completa di tutti gli emulatori possibili da mettere sotto il televisore in pochissimo spazio con spesa minima… tutto seguendo le indicazioni di un progetto open già più che completo grazie a gruppi di appassionati in rete.
Il progetto si chiama RetroPie e i suoi frutti sono da tempo già liberamente disponibili in internet.
Ma questo sarà argomento di un altro post 😉

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Apple iMac: Ma quanto costa di più esattamente? Configurazioni con video 5K a confronto

Una delle conversazioni più comuni tra appassionati di informatica e videogiocatori è l’annosa questione PC-iMac. Alcuni ne preferiscono uno invece dell’altro per ragioni puramente filosofiche o storiche. Altri invece si lanciano in lunghe disquisizioni tecniche sulla superiorità di uno dei due sistemi sull’altro. Altri ancora si concentrano sulla bontà del software sostenendo come quello dell’uno sia migliore, più compatibile o più flessibile dell’altro.
Personalmente sono rimasto sempre abbastanza neutrale sull’argomento in quanto ho sempre visto in entrambe le soluzioni tecnologiche, come nelle filosofie alle loro spalle, sia luci che ombre.
Ma, come tutti quelli che purtroppo alla fine devono farsi due conti in tasca prima di fare un acquisto, mi sono sempre chiesto: quanto costa di più davvero un sistema rispetto all’altro?
Dell’ iMac di Apple si legge di continuo che è “un po’ più costoso” per diverse ragioni quali design, materiali, scelte ingneristiche etc…
Si potrebbe stare ore poi a disquisire quale sistema sia il più adatto in funzione delle esigenze di ogni utente… ma quello che oggi ci interessa capire è: costa davvero di più? E quanto esattamente?

Cerchiamo un criterio e facciamo un paragone
Il paragone non è così facile come potrebbe sembrare perchè se è vero che i modelli di iMac sono ben definiti è altrettanto vero che, dall’altra parte, il versante Pc è grande come il mondo in virtù dell’estrema flessibilità delle possibili configurazioni.
Avrebbe poco senso infatti confrontare l’ultimo iMac appena uscito con un Pc entry-level utile solo per le attività di ufficio di base.

La prima soluzione che mi era venuta in mente è stata quella di ipotizzare un PC con configurazione equivalente ad un Mac top di gamma prendendone le caratteristiche equivalenti una ad una… ma anche così il paragone non sarebbe stato realmente efficace. Un’azienda singola che assemba computer può permettersi economie di scala e soluzioni tecnologiche atte a ridurre i costi ma del tutto impossibili per un semplice assemblatore che compra pochi pezzi delle singole parti.

Alla fine pertanto ho optato per un paragone con una macchina pre-configurata di un’altro vendor leader nel settore: DELL.

Il confronto
Per rispondere alla domanda iniziale quindi paragoneremo l’iMac da 27 pollici con processore Intel Core i7 con il DELL XPS 8910 anch’esso equipaggiato con Core i7.

Le due configurazioni di base proposte dai vendor non sono identiche tuttavia, nel comporre la quotazione delle due soluzioni, ho cercato di selezionare le configurazioni più simili in modo da renderle paragonabili.
Dove Dell non mette a disposizione un componente l’ho aggiunto come accessorio aggiuntivo puntando su un prodotto con caratteristiche simili, possibilmente sempre Dell.
Ad esempio: la soluzione iMac è completa di video 5k essendo un all-in-one mentre la macchina Dell non ha il video incluso. Per questo ho aggiunto alla soluzione il video DELL UltraSharp UP2715K 27″, anch’esso da 5k come il video Apple.

Su alcune specifiche invece, diciamolo pure subito, non è possibile fare paragoni. E’ un esempio il case in alluminio pressofuso di Apple che non ha paragoni reali sul mercato. Anche questo però rende interessante il paragone perchè alla fine della comparativa, una volta eguagliate le caratteristiche tecniche, potremo capire effettivamente quanto ci costano effettivamente queste caratteristiche tecniche che aumentano certo sia la qualità costruttiva che quella estetica del prodotto.

Chiedo venia dove i componenti non sono proprio identici, ovviamente ogni produttore fa precise scelte costruttive e implementative pertanto trovare prodotti identici al 100% è assolutamente impossibile. La comparativa quindi non è perfetta ma lo scarto con la realtà confido rimanga comunque abbastanza accettabile da rendere utile l’analisi. Sui componenti PC in particolare comunque ho cercato di equiparare sempre con componenti di fascia alta e quindi adeguata al tipo di macchine che stiamo paragonando.

I dati
Fatte tutte queste premesse eccovi finalmente i dati a confronto.

iMAC 27” con Intel Core i7 DELL XPS 8910 con Core i7 e Video 5K Differenze e note
Fonte dati http://www.apple.com/it/shop/buy-mac/imac?product=MK472T/A&step=config http://www.dell.com/it/p/xps-8910-desktop/pd?oc=cdx89111&model_id=xps-8910-desktop
Prezzo base solo PC  € 1.549,00
Prezzo Finale € 2.929,00 Prezzo finale con video 5K e accessori  € 2.364,53 Delta prezzo : 19,27% , Euro 564,47
Estetica e fattore forma  imac  dell_xps L’estetica è puramente soggettiva, tuttavia Apple è imbattibile in questo, non si discute. Mac sarebbe uno stupendo oggetto da salotto in quanto a materiali e finiture. L’XPS è sobrio ma comunque non pragonabile.
All in one Minitower + Video La soluzione mini tower consente espandibilità e modifica nel tempo della configurazione, tuttavia il case ha il suo ingombro.
Schermo Display Retina 5K da 27″ (diagonale) con tecnologia IPS; risoluzione 5120×2880; supporta milioni di colori DELL UltraSharp UP2715K 27″ Nero, Argento 5K Ultra HD Matt € 554,00
Processore Intel Core i7 quad-core a 4,0GHz (Turbo Boost fino a 4,2GHz) Processore Intel® Core™ i7-6700 di sesta generazione (8 MB di cache, fino a 4 GHz) incluso
Sistema Operativo Mac OS Windows 10 Home (64 bit), inglese, olandese, francese, tedesco, italiano incluso
Memoria 16GB di SDRAM DDR3 a 1867MHz (2 x 8GB) Memoria SDRAM DDR4 da 16 GB (1 x 16 GB) e 2.133 MHz incluso Dell  monta DDR4 mentre mac monta le 3
Archiviazione Fusion Drive da 2 Tera Unità a stato solido M.2 da 256 GB + disco rigido da 2 TB e 7.200 rpm incluso Configurazioni non paragonabili. Dell comunque da incluso nel prezzo il disco SSD + disco da 2T contro il solo fusion del mac.
Grafica Processore grafico AMD Radeon R9 M380 con 2GB di memoria GDDR5 Scheda grafica NVIDIA® GeForce® GTX 1070 con memoria GDDR5 da 8 GB incluso Sono schede diverse, Mac monta AMD, sul Dell invece puoi scegliere. Tuttavia la GTX 1070 di Dell al top della gamma, e ha 8G contro i soli 2 dell’AMD del Mac
Supporto video e videocamera Videocamera FaceTime HD Logitech HD Pro C920 WebCam Full HD 1080p con autofocus e microfono integrato  € 78,00
Audio Altoparlanti stereo Dell AE415 2.1 Speaker System Model V4J8D  € 123,00
Microfono Doppio microfono incluso
Connessioni ed espansione Jack per cuffie da 3,5 mm Parte anteriore incluso
Uscita combinata audio digitale ottico/cuffie (minijack) 4 porte USB 3.0 incluso
Compatibile con gli auricolari Apple per iPhone con microfono 1 ingresso microfono incluso
Cuffie Slot SDXC card USB 3 Thunderbolt 2 Gigabit Ethernet 1 ingresso cuffie incluso
Jack per cuffie da 3,5 mm 1 lettore di schede SD (SD, SDHC, SDXC) incluso
Slot SDXC card incluso
Quattro porte USB 3 (compatibili con USB 2) Parte posteriore incluso
Due porte Thunderbolt 2 3 porte USB 3.0 incluso
Uscita Mini DisplayPort 1 porta USB 3.1 incluso
Compatibile HDMI, DVI, VGA e DVI Dual-Link (adattatori in vendita separatamente) 2 porte USB 2.0 incluso
Gigabit Ethernet 10/100/1000BASE‑T (connettore RJ-45) 1 porta USB 3.1 Type-C incluso
Slot per cavo di sicurezza Kensington 1 HDMI incluso
Wi‑Fi 802.11ac 1 DisplayPort incluso
Compatibile con IEEE 802.11a/b/g/n 1 Gigabit Ethernet incluso
Tecnologia wireless Bluetooth 4.0 1 porta audio (canale 5.1; 3 jack) incluso
DVI-I dual-link, HDMI 2.0, 3 DisplayPort 1.2 incluso
Scheda wireless Dell Wireless™ 3165 802.11AC Wi-Fi + BT 4.0 incluso
Input Magic Keyboard wireless e ricaricabile Dell Wireless Keyboard & Mouse KM714 Tastiera € 60,53 Difficile fare paragoni visto l’indubbio fattore estetico e la funzionalità multi-touch del mouse Apple
Magic Mouse 2 wireless ricaricabile e multi-touch incluso
Garanzia 2 anni 1 anno on site 2 anni complessivi incluso
incluso

Conclusioni
Come potete vedere dai dati riportati in tabella in alto, alla fine ecco la risposta finalmente in forma di numero: 19,27% in più per un totale nel nostro caso di 564 euro.
Lo so, è un valore secco, nudo, che tutto sembra essere meno che adatto a descrivere i dettagli di due macchine così diverse che sposano filosofie costruttive altrettanto diverse. Gli amanti del Mac potrebbero parlare di differenze in quantità e qualità di software ma li entreremo in altri generi di paragoni mentre, in questo caso, abbiamo voluto paragonare essenzialmente la sola componentistica. Inutile dire che, quando si fa questo tipo di paragoni, qualcuno rimane scontento sempre.

L’iMac del nostro esempio costa più o meno il 19% in più della corrispondente macchina che abbiamo preso a paragone. E’ tanto? E’ poco? Questo non posso dirlo in realtà dipende da quello che stiamo cercando e dal tipo di utente che siamo.
Come videogiocatore posso dire che, quando feci questo stesso ragionamento qualche hanno fa, alla fine scelsi un PC Dell XPS in quanto avevo già un buon video disponibile, per la possibilità di cambiare le perferiche nel tempo e, cosa non secondaria, per la maggiore quantità di giochi disponibili per la piattaforma Windows.
Una nota doverosa su questo ultimo punto bisogna farla segnalando, per chi non lo conoscesse, bootcamp che consente di usare windows su mac o le macchine virtuali windows sempre utilizzabili su Mac. Ma qui si entra in un altro genere di considerazioni che rimangono del tutto personali.
Gli all-in-one in generale per me sono sempre stati un azzardo in quanto sostituire un singolo componente è difficile e spesso piuttosto oneroso in termini di costi in quanto è necessario per forza un servizo di assistenza dove invece, per molti problemi, un appassionato può gestirsi in autonomia sostituendo nel caso solo la singola parte. Pensate ad esempio ad un danno al video o ad un cambio di scheda madre.
Ma i Mac rimangono macchine stupende con altissima qualità costruttiva. Per chi ha le tasche per permetterseli senza questo tipo di preoccupazioni, sono sicuramente interessanti.
E voi quale scegliereste?